RECENSIONE
TITOLO: Il giardino delle farfalle
AUTORE: Dot Hutchison
CASA EDITRICE: Newton Compton Editore
COLLANA: Gli Insuperabili Gold
PAGINE: 312
PREZZO: 9,90€ (con promozione Gold)
Ho iniziato a leggere questo libro con non pochi dubbi. Non avevo la più pallida idea di cosa avrei potuto provare. Avevo sentito molto parlare a riguardo però non ero riuscita a schierarmi nè dalla parte di coloro che lo elogiavano, nè dalla parte di quelli che sostenevano di averlo trovato lento, noioso, ripetitivo e troppo "crudo". Allora, innanzitutto premetto che, secondo me, chi decide di leggere il genere thriller, dovrebbe ben comprendere che molte volte, si potrebbe CASUALMENTE incappare in qualche scena un po' cruda. "CASUALMENTE". Comunque, anche incoraggiata dalla moltitudine di recensioni trovate in rete, e dai diversi pareri, sono stata invogliata a leggere questo libro per riuscire finalmente a capire da quale parte schierarmi. Fortunatamente, sono stata tra quelli a cui è piaciuto.
La storia parla di una ragazza che si fa chiamare Maya, che viene interrogata dalla polizia, in merito ad una strana circostanza. Lei, infatti era stata rapita, come altre molte ragazze, da un uomo che si faceva chiamare "il Giardiniere" e che l'aveva condotta in una serra insonorizzata da dove non sarebbe riuscita a fuggire. Lì, anche grazie all'aiuto di una donna che si rivelerà molto importante per Maya, inizia il suo percorso di segregazione, insieme ad altre ragazze, con le quali condividerà paura, soprusi e violenze inferte loro dal Giardiniere e da suo figlio. Il racconto si intervalla tra presente e passato, attraverso quello che può sembrare una specie di lungo monologo della nostra protagonista.
Una cosa che mi è piaciuta molto è stato il modo in cui Maya raccontava la sua vita all'interno del Giardino. Lo faceva con una calma, con una tranquillità che sembrava che le cose che narrava, fossero del tutto normali, quando di normale non avevano proprio niente. Raccontava le violenze subite, minimizzandole come se niente fosse. Poi, attraverso tutto il romanzo mi è giunta la sensazione di claustrofobia: la serra era chiusa dai vetri, c'erano telecamere e microfoni ovunque e tutto quello che facevi o dicevi veniva ascoltato dal Giardiniere. Il romanzo è stato inoltre molto dettagliato. Ogni dettaglio non faceva che aumentare il senso di suspance ed ansia (non vi faccio degli esempi altrimenti vi rovinerei il bello della lettura😉). Al tempo stesso però non ho rilevato che le scelte dell'autrice oppure le emozioni che esse scaturivano fossero "troppo" crude, al contrario, credo che abbia saputo dosare bene quello che poteva dire o non dire, e soprattutto facendolo per gradi, cercando di far abituare il lettore tra una rivelazione e l'altra.
Una cosa che però mi ha un po' lasciata frastornata è stato il finale. Il romanzo era diviso in tre parti. Le prime due molto belle e collegate tra loro, ma l'ultima non mi ha proprio convinto. Non so, l'ho trovata poco chiara, soprattutto nelle ultime dieci pagine che ho dovuto rileggere un paio di volte prima di capire bene cosa stesse effettivamente succedendo, in quanto non veniva specificato esplicitamente cosa stesse succedendo e le battute si susseguivano senza riuscire a capire bene chi le stesse pronunciando.
Conclusione non molto ad effetto, perchè essendo un racconto fondato su un interrogatorio, venivano seminati ogni tanto degli elementi che ci faceva fare delle supposizioni su come fossero effettivamente riuscite a fuggire le ragazze.
Tuttavia questo libro mi è abbastanza piaciuto, in quanto mi sono piaciute molto le sensazioni che riusciva a trasmettere. Voi lo avete letto? Da che parte siete schierati, vi è piaciuto oppure no?
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